La vita del torero, l'istante in cui uomo e toro diventano una cosa sola di fronte alla morte che può colpire l'uno o l'altro dei contendenti. Il mondo della corrida e dei suoi protagonisti in un libro che in un crescendo lento e sottile fa rivivere tutte le emozioni dei momenti frenetici e delle tensioni concitate della tauromachia. La corrida è una tragedia, non è uno sport.
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Il torero è l'uomo che vive in stretta intimità con la morte, e reca sul viso le tracce di questa intimità. A Hemingway - Premio Nobel 1954 - interessa vedere l'uomo unito al toro in un solo corpo nell'instante che decide la morte di uno dei due rivali. Il libro è un crescendo lento e sottile: è il crescendo, in fondo, che Hemingway stesso denuncia come suo "metodo": non "descrivere" un'emozione ma "suscitarla" descrivendo i momenti, le tensioni, i fatti che l'uno dietro l'altro l'hanno provocata. "Morte nel pomeriggio", con tutto il suo glossario non è un baedecker della corrida più di quanto "Moby Dick" sia un baedecker della caccia alla balena.
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