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Tartarino di Tarascona ; seguito da Lettere dal mio mulino

Daudet, Alphonse

Letteratura per ragazzi La scuola <casa editrice> 1968

Abstract

Questo racconto, ha la capacità di trasportarci al centro di un campo sterminato, illuminato dalla luna, in una tiepida notte primaverile, riuscendo ad unificare nella nostra mente le tre cose che colpiscono i nostri sensi: il benessere della luce soffusa, che viene e và, secondo il cammino delle nuvole; i profumi indescrivibili ma ristoratori della natura, e il ricordo della lettura fatta poco prima di uscire all’aperto.
In quel momento, siamo una cosa sola con la natura, miracolo della poesia, e la fantasia di Daudet ne crea a iosa.
In quel momento, il nostro stupore è pari a quello di Tartarin che chiama i suoi eroi e cerca la via d’accesso per essere creduto da chi ascolta le sue bugie (Goldoni ne “Il bugiardo” le chiama “fantasiose invenzioni”), e gode del saluto e del forte gridare: "Vive Tartarin!... Vive Tartarin!" Com’è straordinario l’effetto del "miraggio". La pelle del leone spedito al Comandante è la causa di tanto tumulto!
L'eccitamento del ragazzo ti ritorna dalla musica che il vento compone con il movimento dei rami e delle foglie: tutto è meravigliosamente fantastico. La tua mente si scuote per un attimo e ripete: “È una creatura nobile”. La notte diventa immediatamente particolare: Don Chisciotte e Tartarin si fondono, diventano un solo personaggio e svegliandoti di soprassalto al grido unisono, ti accorgi che la prima stella del mattino fa capolino tra le nubi mentre la luna comincia ad impallidire, dipingendo in cielo di un viola che piano piano diventa rosa per far posto al Sole nascente.