Viaggiare a piedi non ha nulla a che fare con l'esercizio fisico. Quando cammino sprofondo nei sogni, fluttuo nelle mie fantasie e mi scopro dentro storie incredibili. Io attraverso letteralmente interi romanzi e film e partite di calcio. Non presto davvero attenzione a dove metto i piedi ma non perdo mai l'orientamento.
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Werner Herzog Un importante volume pubblicato in occasione di Segni di vita - Werner Herzog e il cinema, imperdibile evento organizzato dal Museo Nazionale del Cinema dal 15 gennaio al 13 febbraio 2008 a Torino, in omaggio a uno dei registi più interessanti ed estremi del nostro tempo, che proprio nel 2007 ha festeggiato i quarantacinque anni di attività: Segni di vita. Werner Herzog e il cinema di Grazia Paganelli. Il libro indaga per grandi temi il cinema di Werner Herzog, analizzando i singoli film ma anche seguendo le analogie e le linee dominanti che legano tra loro le molte opere del regista tedesco. Una lunga conversazione-intervista inedita realizzata con Herzog dopo le riprese del suo ultimo film Encounters at the End of the World, integra ogni capitolo, attraversando argomenti come l'estasi, il viaggio e il paesaggio, ma anche argomenti più insoliti come il concetto di realismo, la musica, il linguaggio. Ne deriva un sorprendente ritratto personale e artistico che fa emergere la figura di Herzog in tutta la sua complessità. L'aura di regista estremo e avventuroso, capace di affrontare ogni sorta di pericoli pur di portare a termine i suoi film, risulta, così, parte di una mitologia affascinante ma riduttiva. Lo stesso Herzog afferma di essere soltanto un "narratore di storie". Il suo inconfondibile sguardo sugli angoli più remoti e inospitali del nostro pianeta lo definisce piuttosto come un cercatore di storie, un appassionato esploratore di visioni guidato dalla macchina da presa alla ricerca dell?attimo di "estatica verità" nascosta nei volti, nei luoghi, nei paesaggi. Completano il volume cento pagine di immagini provenienti direttamente dall'archivio Herzog. L'introduzione al libro è di Alberto Barbera.
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