Quest’opera è posseduta solo da 3 biblioteche italiane, di cui 2 situate a Trieste, e dalla Biblioteca Nazionale Austriaca.
[...] La localizzazione degli esemplari coincide con l’area in cui prevalse la rivoluzionaria corrente di pensiero (diffusa nella seconda metà dell’’800 in ambito austriaco e veneto-orientale) secondo cui l’educazione fisica dev’essere finalizzata al benessere psicofisico, e non alla formazione militare. Va detto che le premesse dell’insegnamento dell’educazione fisica nelle scuole italiane risiedono nelle scuole di ginnastica tedesche d’ispirazione militare. Nel 1844 Rodolfo Obermann (cui nel 1833 era stato affidato il compito di impartire l’educazione fisica al futuro Re d’Italia Vittorio Emanuele) istituì la Regia società ginnastica di Torino, a impronta militare. Dalla scuola di Obermann si staccarono alcuni allievi, come Emilio Baumann, Costantino Reyer, Gregorio Draghicchio, Michelangelo Rustia e Pietro Gallo, i quali interpretarono la ginnastica come uno strumento per il benessere psicofisico, non più finalizzato solo all’istruzione militare. Essi rivendicarono il diritto di tutte le classi sociali ad avere un’educazione fisica ed avviarono i primi corsi femminili. La Società triestina di ginnastica fu fondata grazie agli allievi di Obermann nel 1863. Nel 1878 venne introdotto l’insegnamento obbligatorio della ginnastica in tutte le scuole di ordine e grado. Nel corso del primo ‘900 ci fu un’ulteriore divisione delle società: quelle di prevalente vocazione militarista si raggrupparono tra loro, le altre confluirono nel Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), fondato nel 1914. Il nazionalismo che culminò con la Prima Guerra Mondiale coinvolse anche l’educazione fisica, convertita a valori patriottici.