Da sempre la letteratura ha dato un contributo immenso al cinema: da "Ombre Rosse" di John Ford ispirato a Maupassant a "Ladri di biciclette" di De Sica, che utilizza Bartolini, ai vari Harry Potter della scrittrice Rawlings trasmigrati al cinema prima di esser scritti.
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Il cinema nasce quando la letteratura Otto-Novecento frantuma il suo sguardo alla ricerca di forme adeguate alla frantumazione dell'Io e all'irrompere dell'Inconscio e del non razionale. Da Proust a Joyce, da Woolf a Svevo, da Faulkner alle avanguardie, il cinema interpreta autonomamente la seduzione dello sguardo dal buco della serratura del voyerismo freudiano e utilizza l'inquadratura come confine del desiderio. E l'inquadratura "soggettiva", con cui il pubblico "vede" ciò che "vede" il personaggio, consente al cinema di sviluppare lo sguardo multiplo cioè la visione più complessa e affascinante che grandi scrittori anticipavano allora, dal realista Tolstoj alla sperimentale Woolf, sino alla modernità di Calvino e di Sanguineti. È quanto spiega e sostiene l'autrice di questo volume mettendo a fuoco in modo originale il percorso discontinuo ma "parallelo" (Sklowsky) di cinema e letteratura verso ciò che va oltre la visione convenzionale delle cose, per poi analizzare "da vicino" sei film di registi che negli ultimi anni si ispirano alla letteratura.
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