Nel 1868 Heinrich Schliemann fece la propria fortuna e riuscì a soddisfare la sua ambizione di gioventù con il ritrovamento della vera posizione della Troia omerica. Quando si trovò sulla collina di Hissarlik, si rese conto che la città era proprio sotto i suoi piedi, e confuse gli altri studiosi dandone una dimostrazione con la sua vanga.
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Cinque anni dopo rinvenne il tesoro di Priamo in mezzo alle rovine, e successivamente, a Micene, portò alla luce la maschera funeraria aurea di Agamennone. Questa, perlomento, è la storia. Ma quanto c'è di vero? La romantica affermazione di Schliemann che sosteneva che i suoi ritrovamenti fossero appartenuti agli eroi omerici venne ben presto, con un sorriso, messa da parte. Solo di recente alcuni studiosi hanno cominciato ad interrogarsi sulla sua stupefacente fortuna. Ha forse condito i suoi scavi con manufatti trovati altrove, forse comprati, persino contraffatti? Questa ipotesi ha diviso il mondo dell'archeologia egea e sono state avanzate accuse di "meschinità". In questo libro affascinante David Traili usa la grande raccolta di lettere, diari e altro materiale originale trovato ad Atene e altrove (gran parte del quale altamente rivelatorio e pubblicato qui per la prima volta) per dimostrare che Schliemann ha distorto in maniera seria i dati archeologici e persino falsificato i propri diari per portare prove alle sue affermazioni, ma nonostante tutto ciò egli rimane un grande nel suo campo. Lo Schliemann che emerge da queste pagine - infido, spietato, mendace, egoista — è una figura molto meno edificante ma molto più affascinante di quella che ci sembrava di conoscere. Con il tesoro di Priamo, "perso" alla fine della seconda guerra mondiale, e nell'imminenza di una sua riesposizione, questo è il momento per riabilitarlo.
