Pittore già affermato, nel 1611 Agostino Tassi inizia con l’amico Orazio Gentileschi a decorare il Casino delle Muse a Roma. Un anno dopo Orazio gli intenta un processo per avere abusato di sua figlia Artemisia, anch’essa pittrice di talento.
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Il processo si trasforma in uno dei più clamorosi eventi dell’epoca, suscitando innumerevoli dicerie che diffamano di volta in volta Artemisia, Agostino e lo stesso Orazio. Ma chi era davvero Agostino Tassi, il celebre “stupratore” di Artemisia Gentileschi? Con il suo stile lirico e appassionato, Pietrangelo Buttafuoco ci accompagna nei vicoli fetidi e violenti di Tassi, “nel cui sguardo vive il ricordo di galere e di fughe dalla Toscana, attraverso la Roma degli assassini, dei ladri e degli impostori ... Non ha ancora sulla coscienza un morto ma di ogni nefandezza, come tradire la fiducia dell’amico forzandone la figlia, ne fa blasone. ... I piedi sporchi dei santi ritratti dai suoi coevi in lui si trasfigurano in rughe inquietanti scavate sul respiro della notte”.