Analisi della prospettiva culturale all'interno della quale i Romani nel corso della lorio storia interpretarono le funzioni simboliche del cibo. La scelta alimentare di un popolo può essere conseguenza di una realtà geografico-economica, ma risponde soprattutto al modello di vita conseguente all’evoluzione della società, della quale è espressione anche nelle sue trasformazioni.
[...]
Nel tempo, ad alimenti frugali ed essenziali esistenti allo stato naturale, fanno seguito quelli dovuti all’intervento dell’uomo (pane di grano, vino, olio, formaggio) fino all’elaborazione di cibi raffinati che finiscono con lo sconfinare in una cucina spettacolare, trasformistica e illusionistica, che ha soprattutto lo scopo di ostentare in modo volgare l’opulenza dei nuovi ricchi; seguirà, inevitabilmente, la decadenza che si accompagna a quella dell’impero romano. Non sono privi di influenza i contatti con le altre civiltà e i rituali religiosi. Il modello di alimentazione, inizialmente omogeneo, si va poi differenziando a seconda del gruppo sociale di appartenenza, cosicché convivono diverse cucine. L’indagine che l’Autore compie è complessa e completa e si inoltra nell’esame del quando e del perché è stato introdotto un determinato cibo, a quali necessità e contesti rispondesse.