Nato nel 1901 da una famiglia nobile, appena adolescente già volontario nella spedizione di Fiume al seguito di Gabriele D’Annunzio, fascista della prima ora e fondatore di «Vent’anni», la rivista per eccellenza degli universitari in camicia nera, Guido Pallotta fu un personaggio anomalo, diverso da coloro che sfruttavano il regime per il proprio tornaconto.
[...]
Intimamente persuaso che Mussolini potesse essere l’uomo giusto per ridestare le fortune dell’Italia, Pallotta era convinto che il fascismo fosse in primo luogo un’idea rivoluzionaria, una connessione tra pensiero e azione in grado di intervenire nel profondo della società italiana. Questa sincerità ideologica, legata a un agire sentito e immediato, ha fatto di lui «il gerarca con il sorriso».
A partire dal vasto archivio della famiglia Pallotta, finora inedito e sconosciuto, Aldo Grandi ricostruisce la storia di un uomo il cui percorso – dal decalogo del perfetto fascista fino alla morte in Africa Settentrionale nel 1940 – ci permette di comprendere le ragioni che consentirono al regime di intercettare e poi distruggere il destino di molti giovani italiani.