La casa editrice Rizzoli pubblica quattro volumi dedicati al romanticismo tedesco affidati alla cura di Giuseppe Bevilacqua, il quale, a sua volta, si serve di collaboratori illustri quali Claudio Cesa, Stefano Poggi, Ida Porena e Valerio Verra. La cura editoriale dell'opera, nel suo insieme, è invece affidata a Sergio Corrado.
[...] I primi due volumi, dedicati alla narrativa e alla lirica, antologizzano quanto di più importante è stato prodotto in ambito romantico, utilizzando alcune traduzioni italiane già esistenti, cosicché il progetto di Bevilacqua si configura anche come un panorama consistente dell'impegno profuso dalla cultura italiana di questo secondo Novecento nella traduzione di testi classici della letteratura tedesca. Il volumi 3 e 4 sono dedicati rispettivamente alla saggistica romantica e al teatro e agli epistolari. Il tutto organizzato secondo i principi e l'interpretazione del romanticismo tedesco che Bevilacqua espone nella sua lunga ma godibilissima introduzione, "Le origini del Romanticismo tedesco", destinata al pubblico colto e più ampio, ma in realtà intessuta di questioni con le quali la critica specialistica non potrà fare a meno di confrontarsi. Per Bevilacqua, certamente non incline a divagazioni fiosofiche, la cellula germinale della Romantik è Friedrich Schlegel o, più esattamente, il fecondo, anche se distruttivo, scontro-incontro tra il più giovane degli Schlegel e Schiller. Al centro della rivoluzione romantica di Schlegel Bevilacqua pone l'esperienza dell'"antico", intesa come confronto del presente con il passato, ma soprattutto l'ispirazione "repubblicana" cioè "rivoluzionaria" senza reticenze della generazione romantica. Il "Saggio sul Repubblicanesimo" di Schlegel gli sembra l'incunabolo della nuova filosofia. Il nesso tra "interesse politico" e "ricerca storica nell'ambito dell'antichità" è quindi per Bevilacqua decisivo. Da qui l'attenta valutazione dell'ideologia della rivoluzione, sull'onda di quella francese, serpeggiante tra i romantici, ottica che consente la piena valutazione, tra l'altro, di figure come Georg Forster e di Caroline Böhmer, futura musa del cenacolo romantico. Sul piano filosofico questo "sbilanciamento" sul moderno significò - nota opportunamente Bevilacqua - portare alle estreme conseguenze il pericoloso idealismo, ormai decisamente nichilistico, già contenuto nel saggio sulla poesia ingenua e sentimentale di Schiller, il quale ben comprese sin dall'inizio che la nuova generazione lo avrebbe travolto, e con lui tutto il classicismo di Weimar. Nell'idealismo dei romantici - e qui forse si sarebbe potuto spendere qualche parola in più a proposito dei rapporti tra gli Schlegel, Fichte e Schelling - l'assoluto diviene la categoria fondamentale, finendo non solo per svuotare di senso ogni realtà, ma condannandosi a una ricerca spasmodica e per certi versi inconcludente dell'assoluto che, secondo Bevilacqua, è caratteristica del romanticismo. Sul piano delle forme letterarie questa tensione verso l'assoluto significò - nella mirabile sintesi di Bevilacqua - la scoperta del "frammento", come forma specifica del pensiero moderno, la crisi di ogni visione normativa dei generi letterari e la loro conseguente mescolanza (soprattutto nel romanzo), la scoperta di un'arte, la musica, l'unica in grado di creare una "cornice" all'infinito, lo sviluppo dell'"autobiografia", prodotto squisito dell'ipertrofia dell'Io tipica dei romantici e, infine, la proposta che tutte le altre racchiude: l'invenzione di un nuovo centro letterario-filosofico-politico, la nuova mitologia. (fonte: recensione di M. Cometa, IN L'Indice dei libri del mese 1996, n. 4)