In Italia la sopravvivenza del patrimonio culturale, e in particolare di quello archeologico, che ne rappresenta la parte più fragile, è un obiettivo tutt’altro che scontato. In quello che André Chastel definì il grande “museo all’aperto”, il rapporto con il passato vive oggi momenti di maggiore consapevolezza di massa e gode di attenzioni e risorse maggiori che nei decenni precedenti.
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Ma l’archeologia, pur avendo consolidato il proprio profilo di disciplina autonoma, continua a trascurare il restauro come momento specifico della sua metodologia di ricerca.
La nuova edizione, riveduta e aggiornata, di Archeologia e restauro rappresenta l’ultimo contributo della studiosa prematuramente scomparsa per colmare questo vuoto, percorrendo attraverso casi esemplari la storia del problema, presentando e discutendo i principali nodi metodologici e tecnici, tracciando uno stato dell’arte.